Il Trapezio della Viticultura

Il trapezio della viticultura


Sulla carta geografica i quattro comuni delle Strade del Vino disegnano con il lato più breve a Nord, tra Santa Margherita e Montevago e il più lungo a Sud, tra Menfi e Sambuca, una figura geometrica che racchiude, oltre a straordinarie ricchezze culturali, una natura varia ed articolata: montagne compatte ed uniformi come grapponi di animali preistorici addormentati, boschi, ridenti colline sulle cui cime si arroccano paesi antichi di tufo, colore del sole, valli e pianure che si aprono sul mare africano. Un concentrato d'armonia e di bellezza.

Chi osserva il territorio dall'alto, ha l'impressione di vedere un'enorme scacchiera, una geometria varia di forme e colori che rilevano ordine e razionalità.
Il territorio, nel giro di trent'anni, ha mutato volto.
L'uniformità dei seminativi e l'aridità delle stoppie hanno ceduto spazio ad una teoria di rettangoli, quadrati, triangoli, o di distese infinite di vigneti, i cui limiti sfumano all'orizzonte.
Chi ritiene che la Sicilia sia una terra arida deve ricredersi.
Il trapezio delle Strade del Vino è il regno del verde, un verde rigoglioso, di smalto, appena interrotto da pennellate di giallo dorato.
Il vigneto, in questo spazio, è protagonista e dimostra che, quí, ha ritrovato il suo habitat. In Sicilia, la cultura della vite si perde, infatti, nella notte dei tempi.
Vitigni internazionali, Cabernet Sauvignon, Syrah, Merlot, Chardonnay, ormai coltivati diffusamente, si alternano a quelli autoctoni: Inzolia, Catarratto, Nero d'Avola.
I vini prodotti, di altissima qualità, hanno i profumi di una terra solare, mitica, incontaminata.

La Sicilia una volta "granaio di Roma", grazie all'apporto della viticoltura di questo territorio, si avvia a diventare "la cantina del mondo".

torna all'inizio del contenuto