La Grotta dei Personaggi

La "Grotta dei Personaggi"


Procedendo lungo la strada per Menfi, a pochi chilometri da Montevago, si può scorgere sul fianco di un valloncello una cavità miracolosamente risparmiata dall'attività delle cave: si tratta di una grotta carsica.
La grotta, abbastanza ampia all'ingresso, si insinua all'interno della roccia ramificandosi in cunicoli, fessure, pozzi, gallerie.

Il nome con cui è conosciuta nella zona è "Grotta dei Personaggi" in riferimento ad una leggenda relativa alla sua utilizzazione da parte di tre capi arabi nel periodo della conquista della Sicilia.
Secondo altre voci popolari inoltrandosi nella grotta sarebbe possibile giungere fino alla zona dell'Acqua Pia, che tale sarebbe il tragitto compiuto da un maiale sfuggito al proprietario.
In altri punti della grotta si possono ammirare piccole, ma deliziose stalattiti, stalagmiti ed altri tipi di concrezioni che derivano dal lento depositarsi del calcare delle acque trapelanti a gocce dalle fessure.

Ma l'interesse del centro archeologico più che per gli aspetti naturalistici si è appuntato sulla grotta per le numerose tracce, in essa rinvenute, di frequentazione umana. Tracce che dimostrano, nel territorio di Montevago, la presenza di comunità in molte epoche precedenti quel XVII secolo in cui storicamente viene situata la fondazione del paese.
I reperti consistono prevalentemente in frammenti ceramici di varie epoche; sono presenti, inoltre, scarti di lavorazione delle selce e resti ossei. Detti reperti si trovano abbondantemente in superficie per lo scarso accumulo di polvere, fango o materiale di crollo.
Gli indizi più antichi dell'utilizzo della grotta da parte dell'uomo appartengono alla fase finale del neolitico (circa 5.000 anni fa) e più precisamente a quel periodo nel quale si diffonde lo stile di Diana; esso è caratterizzato dal colore rosso uniforme della superficie dei vasi e dalle tipiche anse a rocchetto.
Nel periodo eneolitico, immediatamente successivo, la grotta fu utilizzata al contrario come sepolcreto. In questa fase nasce l'uso della tomba a grotticella artificiale con deposizione singola o plurisma. Diversi frammenti dipinti in nero su fondo rosso o violaceo, con motivi geometrici, indicano che il carattere sepolcrare della grotta continuò anche nel periodo di Serraferlicchio (4.200 anni fa circa) corrispondente all'Eneolitico Medio.
Numerosi frammenti di ceramica prodotti a tornio, prevalentemente acromi e senza decorazione, potrebbero essere attribuiti al Medioevo. Alcuni frammenti presentano tuttavia delle larghe solcature da tornio ed in un caso una decorazione a pettine; questi sono confrontabili con alcuni esemplari esposti al Museo di Caltagirone e corrispondenti all'epoca Bizantina.

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